Il logopedista è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge la propria attività nella prevenzione e nel trattamento riabilitativo delle patologie del linguaggio e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica.
In riferimento alla diagnosi, nell'ambito delle proprie competenze, il logopedista:
a) elabora, anche in équipe multidisciplinare, il bilancio logopedico volto all'individuazione ed al superamento del bisogno di salute della persona;
b) pratica autonomamente attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità comunicative e cognitive, utilizzando terapie logopediche di abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio, verbali e non verbali;
c) propone l'adozione di ausili, ne addestra all'uso e ne verifica l'efficacia;
d) svolge attività di studio, didattica e consulenza professionale, nei servizi sanitari ed in quelli dove si richiedono le sue competenze professionali.
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono disturbi del neuro-sviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Ciò significa che per avere una diagnosi di DSA, il paziente non deve presentare deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici.
I DSA si manifestano con l'inizio della scolarizzazione ma possono essere diagnosticati anche in età adulta. I DSA sono classificati in base alla difficoltà specifica che comportano e si dividono in:
· Dislessia - disturbo specifico della lettura si manifesta con una difficoltà nella lettura accurata e fluente di un testo in termini di velocità e correttezza. Questa difficoltà può riflettersi anche nella comprensione del testo;
· Disortografia - disturbo specifico della scrittura consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto dal punto di vista ortografico;
· Disgrafia - disturbo specifico della grafia che indica una severa difficoltà nella realizzazione motoria della scrittura a mano. Nello specifico nella leggibilità, nella velocità, nella fluidità del tratto e negli aspetti visuo-spaziali;
· Discalculia - disturbo specifico che riguarda una difficoltà nella manipolazione dei numeri, i calcoli veloci a mente e il recupero dei risultati nelle diverse operazioni aritmetiche;
· Comprensione del testo - il disturbo di comprensione è tale in assenza di compromissione delle abilità di lettura. Può comportare una compromissione anche nel linguaggio orale;
· Misto - compresenza di più disturbi specifici dell’apprendimento, in questo caso di parla di “Disturbo misto delle capacità scolastiche”.
La pratica clinica prevede che un’adeguata valutazione diagnostica dei disturbi specifici dell’apprendimento nell’adulto e nel bambino debba comprendere un’accurata raccolta anamnestica, una valutazione delle abilità scolastiche e una valutazione neuropsicologica.
Il compito del logopedista è di valutare l’acquisizione degli apprendimenti di lettura, scrittura, comprensione e calcolo. Nel caso uno o più di questi risultassero deficitari il logopedista imposta un trattamento con l’obiettivo di potenziarli e trovare gli adeguati strumenti compensativi dispensativi.
I Disturbi di Linguaggio sono disturbi del neuro-sviluppo che riguardano il ritardo, il deficit o il mancato sviluppo di uno o più ambiti del linguaggio, in assenza di altre patologie congenite o insorte (es. ritardo mentale, quadri sindromici, ecc.).
I DL possono riguardare gli aspetti espressivi del linguaggio, quindi ciò che viene prodotto dal bambino, oppure recettivi ovvero le abilità di comprensione linguistica.
I DSL si manifestano principalmente in età prescolare, vengono classificati in base alla difficoltà specifica che può riguardare una o più delle seguenti aree:
- Livello fonetico-fonologico: abilità di riconoscere, distinguere e articolare correttamente i suoni (fonemi) del linguaggio e di coarticolarli tra loro per formare le parole;
- Livello morfosintattico: riguarda le capacità di comprensione e costruzione della frase, partendo dalle strutture semplici fino alle frasi complete di elementi grammaticali;
- Livello semantico-lessicale: è composto dal magazzino delle parole che ciascuno possiede e dall’organizzazione dei significati secondo categorie concettuali;
- Livello pragmatico: riguarda il corretto utilizzo del linguaggio nei diversi contesti comunicativi.
La pratica clinica prevede che un’adeguata valutazione linguistica debba comprendere un’accurata raccolta anamnestica e una valutazione delle diverse aree del linguaggio. La logopedista imposta in seguito un trattamento con l’obiettivo di potenziare i livelli linguistici risultati deficitari alla valutazione.
Dalla nascita i bambini vengono subito esposti ad un ambiente comunicativo. I genitori e tutte le figure che ruotano attorno al bambino stesso, cominciano a comunicare con lui non solo attraverso modalità non verbali ma anche verbali. È così che ha inizio lo sviluppo linguistico, ascoltando e sentendo il linguaggio e i suoni che lo compongono. In seguito a diversi studi è emerso come lo sviluppo dei suoni (fonemi), che rappresentano la componente più piccola della lingua italiana, segua una linea di sviluppo abbastanza comune. Il bambino comincia a presentare una buona parte dei suoni già tra i 24 e i 30 mesi di età e deve averli maturati tutti (fatta eccezione per quelli più complessi come “gn” “gl” “r” o i gruppi consonantici) entro i 4 anni di età costruendo il suo inventario fonetico. Può però accadere che nello sviluppo dell’acquisizione dei suoni si presenti un rallentamento o un’alterazione. Le cause possono essere differenti:
- audiogene: legate alla ricorrente presenza di infiammazioni delle vie aeree-uditive come frequenti otiti o soglia dell’udito alterata
- organiche: malformazioni o lesioni al sistema articolatorio
- funzionali: causate da una cattiva impostazione dell’apparato fono-articolatorio
È in questo caso che subentra la figura del logopedista che effettua una prima valutazione dello sviluppo dei suoni indagando qual è l’effettivo inventario fonetico del bambino, le possibili alterazioni fonemiche presenti (sigmatismi o rotacismi) e i processi di semplificazione (andando a distinguere quelli fisiologici da quelli patologici in base all’età). In seguito predisporrà un trattamento volto a impostare correttamente i suoni mancanti, sostituiti o alterati.
La deglutizione infantile presenta caratteristiche diverse rispetto a quella di tipo maturo. La deglutizione di tipo adulto inizia ad instaurarsi nella fase dello svezzamento e raggiunge la piena maturazione del processo di masticazione tra i 4 e i 6 anni. Entro il 6° anno di vita il bambino dovrebbe aver assunto le caratteristiche simili a quelle dell’adulto.
Nella deglutizione disfunzionale lo schema deglutitorio è completamente diverso da quello fisiologico alterando non solo la funzione deglutitoria, ma altre funzioni ad essa correlate (respirazione, udito, linguaggio, postura, visione).
L’età più indicata per iniziare il trattamento è dai 6 anni in poi. La valutazione iniziale, sia per i bambini che per gli adulti, prevede la raccolta dei dati anammnestici, la valutazione delle funzioni orali, un esame fonetico ed un esame posturale di primo livello.
La terapia miofunzionale prevede indicativamente 10 sedute con cadenza settimanale e successivi controlli a distanza nell’arco di un anno. Gli obiettivi del trattamento sono: l’apprendimento del lavaggio nasale e della respirazione costo-diaframmatica, gli esercizi di propriocezione per l’apprendimento della postura linguale e l’automatizzazione del corretto atto deglutitorio.
Affinchè la terapia miofunzionale sia efficace è indispensabile la collaborazione del paziente nell’esecuzione quotidiana di esercizi che verranno insegnati dalla logopedista durante ogni seduta. Per il trattamento è indispensabile l’utilizzo di un kit costituito da ausili di facile utilizzo (anche per i più piccini).
Un frenulo linguale viene definito corto, quando si presenta ben ancorato al pavimento del cavo orale, comportando una riduzione dei movimenti linguali e una ridotta protrusione di essa oltre i denti incisivi inferiori (con questa condizione patologica è ben evidente un aspetto a cuore sulla lingua protratta).
Il frenulo alterato è un'anomalia congenita, ereditaria che si presenta con diversi gradi di severità. Il frenulo corto può ostacolare l'allattamento del neonato (che non è in grado di attaccarsi al seno in maniera appropriata), la produzione di una suzione efficace, uno sviluppo tipico della deglutizione, uno sviluppo del linguaggio corretto dal punto di vista della pronuncia.
Tale condizione limitata della lingua ha inoltre conseguenze sia a livello estetico, provocando anomalie dello sviluppo mandibolare, che a livello psicologico e sociale rendendo difficoltosa all’individuo anche la semplice pulizia del cavo orale e l’atto del leccare.
La logopedista effettua una valutazione iniziale (già possibile a partire dai primi giorni di vita del bambino) che prevede la raccolta dei dati anammnestici, la valutazione del frenulo e delle funzioni orali, un esame fonetico ed un esame posturale di primo livello.
Il primo passo per la risoluzione è il taglio del frenulo corto, detta anche frenulectomia (a freddo o con laser), effettuato da un medico specialista.
Dopo l’intervento è fondamentale l’avvio di un training post frenulectomia, della durata indicativa di 10 sedute, avente la funzione di lavorare sul frenulo precedentemente tagliato per evitare eventuali esiti cicatriziali che porterebbero il paziente nella condizione precedente.
Affinchè la terapia logopedica sia efficace è indispensabile la collaborazione del paziente nell’esecuzione quotidiana di esercizi che verranno insegnati dalla logopedista durante ogni seduta.
I bambini e gli adulti con gravi disabilità linguaggio sperimentano una disabilità comunicativa che può portare all'esclusione sociale e alla perdita d’identità. La disabilità grave della comunicazione può avere un impatto sull'uso e/o sulla comprensione del linguaggio e limita la partecipazione e l'inclusione del paziente nella comunità. Per coloro che hanno un linguaggio funzionale limitato, assente o Bisogni Comunicativi Speciali è necessario impostare un sistema alternativo detto anche Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) per supportare la loro comunicazione e per assicurargli l’espressione di scelte, bisogni e desideri. I sistemi di CAA possono essere cartacei o tecnologici.
I Bisogni Comunicativi Speciali possono far parte di una disabilità congenita (ad es. paralisi cerebrale, disabilità intellettiva, disturbo dello spettro autistico, sindrome di Down), di una disabilità acquisita (es. ictus, trauma cranico), di un disturbo degenerativo (ad es. morbo di Parkinson) oppure può essere una difficoltà temporanea (ad es. sindrome di Guillain-Barré). Chiunque abbia una compromissione comunicativa media o severa può utilizzare la CAA, qualunque siano le sue abilità o capacità. Gli interventi di CAA non ritardano l'acquisizione del linguaggio parlato ma piuttosto esistono evidenze che, in alcuni casi, facilitino lo sviluppo del linguaggio.
Gli interventi di CAA sono generalmente impostati dal logopedista a seguito di una valutazione iniziale ma la loro efficacia è garantita quando l’approccio è multidisciplinare e include la collaborazione delle persone coinvolte nella vita del paziente (insegnanti, psicologi, familiari).
Le balbuzie si definiscono come anomalie del normale fluire e della cadenza dell’eloquio che risultano inadeguate età e abilità linguistiche del soggetto con esordio nell’infazia (tra i 2 e i 6 anni) e che persistono nel tempo.
Si dividono in: balbuzie evolutive, le più frequenti e ad esordio prevalente nella prima infanzia, balbuzie neurogene, conseguenti ad alterazioni cerebrali e balbuzie psicogene, secondarie ad alterazioni psichiche.
Il disturbo è caratterizzato da disfluenze dell’eloquio che possono essere di vario tipo: ripetizioni (di suoni, sillabe, parole mono o multisillabiche), prolungamenti di suoni, interruzioni di parole (pause all’interno della parola), blocchi udibili o silenti (pause del discorso, sonore o mute), parole emesse con eccessiva tensione fisica, esitazioni, interiezioni (uhm, eh, cioè..)
Tra le disfluenze sopracitate hanno un ruolo cruciale le disfluenze atipiche nella definizione del disturbo e sono: ripetizioni di parti di parola, ripetizioni di monosillabi, blocchi (udibili o silenti), interruzioni di parola o disritmie e prolungamenti. A differenza delle altre disfluenze elencate, considerate tipiche per l’età perché collegabili al normale svilupparsi delle abilità linguistiche, quest’ultime possono predire l’insorgenza del disturbo.
Le balbuzie hanno basi genetiche e l’aspetto socio-psicologico del bambino balbuziente non può essere sottovalutato. Sono bambini che hanno bisogno di sentirsi ascoltati e di investire nell’atto comunicativo senza paura di alcun giudizio e senza che l’interlocutore si sostituisca a loro durante l’eloquio.
Il logopedista è il terapista che si occupa del trattamento delle balbuzie e delle disfluenze. In seguito ad un’accurata valutazione, si sperimentano i metodi e le strategie più adatte ad ogni paziente. Permettendo, così, un eloquio quanto più pulito e fluente possibile insieme ad un ritrovato investimento nell’atto comunicativo più controllato e sicuro.
La sordità o ipoacusia è una disfunzione o lesione dell’apparato uditivo che comporta una riduzione dell’udito più o meno grave e può essere congenita o acquisita. Si differenzia inoltre in base all’epoca di insorgenza (pre-verbale, peri-verbale o post verbale).
Esistono tre diverse tipologie di ipoacusia: trasmissiva, neurosensoriale o mista.
Il paziente può avere protesi acustica o impianto cocleare.
Prima, durante e dopo l’attivazione dell’impianto cocleare o dell’apparecchio acustico è importante intraprendere una terapia riabilitativa logopedica. Gli obiettivi sono: fornire gli strumenti che consentano di sviluppare le capacità percettive e uditive; potenziare e sviluppare le abilità di discriminazione uditiva e di rinforzo delle abilità linguistiche, sostenere la vita sociale e di relazione allenando a riconoscere suoni e parole anche in condizioni di rumore.
Attraverso un lavoro informativo ed educativo con la famiglia, la logopedista individua le migliori modalità di potenziamento di ascolto, comprensione, abilità comunicative e produzione verbale. Fondamentale risulta il lavoro in rete con equipe multiprofessionale, famiglia e scuola.
In età adulta o nei bambini in età post verbale, quindi in soggetti che sono andati incontro a perdita di udito dopo l’acquisizione del linguaggio, lo scopo principale del trattamento logopedico è facilitare il linguaggio recettivo e produttivo attraverso esercizi di adattamento al nuovo ausilio uditivo.
La logopedia estetica è una nuova area di competenza all’interno della motricità orofacciale che si occupa del sistema stomatognatico. In questo distretto la forma è strettamente correlata alla funzione e ne determina l’estetica, per cui, quando la funzione ha uno squilibrio, anche la forma può avere un’alterazione. I gruppi muscolari funzionali contribuiscono all’equilibrio, al movimento e all’estetica del viso e la logopedia, modificandone la postura, adattandone i muscoli e riprogrammandone le funzioni, ricrea il necessario equilibrio. I movimenti ripetitivi effettuati durante le funzioni (masticazione, deglutizione) e le espressioni facciali possono innescare la comparsa delle rughe. Il riequilibrio della muscolatura e la rieducazione delle funzioni orofacciali, favorisce l’appianamento di rughe, solchi e ne migliora la flaccidità.
La logopedia estetica si propone, quindi, come alternativa naturale e scientificamente studiata alle tradizionali tecniche più invasive di rimodellamento facciale.
Il trattamento logopedico si svilupperà in varie sedute, strettamente personalizzate e cucite sul paziente, dove sarà svolta una vera e propria rieducazione tramite massaggi ed esercizi al fine di ritrovare l’equilibrio estetico del viso. Si svolgerà a partire da un’accurata valutazione (completa di misurazione del viso, anamnesi ed analisi motoria), per poi proseguire con le sedute di trattamento ed una successiva rivalutazione, in modo da evidenziare gli effettivi miglioramenti.
La disfonia o fatica vocale può assumere un carattere debilitante a seconda della gravità della condizione e dell'importanza che la voce riveste nella vita di ciascuno. I sintomi e le radici di un problema vocale variano da persona a persona, e spesso coloro che cercano l'aiuto di un logopedista vivono anche un disagio più profondo, non solo legato alla loro incapacità di comunicare, ma anche di esprimere la propria individualità. Spesso si fa riferimento ad uno sbagliato uso vocale (malmenage) o ad un prolungamento e progressivo affaticamento vocale (sourmenage) che può scaturire in patologie organiche come ad esempio i noduli cordali, o, viceversa, alla presenza di patologie organiche, congenite o acquisite, che possono portare a disfonia. Queste difficoltà si acuiscono ulteriormente quando la professione del paziente richiede un notevole sforzo vocale, come nel caso di specifiche categorie professionali quali: insegnanti, attori, cantanti, doppiatori, avvocati, istruttori, centralinisti, guide turistiche, ecc.
L'obiettivo della terapia vocale è dotare il paziente degli strumenti necessari ad acquisire una maggiore consapevolezza della propria voce, eliminando i comportamenti che possono aver contribuito alla patologia vocale sia come causa che come conseguenza.
La riabilitazione logopedica si inserisce anche all’interno del campo neurologico. In quest’area si identificano prevalentemente persone di età adulta che hanno già acquisito il linguaggio nella loro fase evolutiva, ma che per cause differenti a un certo punto della loro vita manifestano difficoltà nella comunicazione e nella funzione linguistica. Le cause si possono ritrovare in svariate patologie quali le malattie cerebrovascolari, le gravi cerebrolesioni acquisite in seguito a incidenti o eventi traumatici, le demenze e altre malattie neurologiche o neurodegenerative. Il logopedista si inserisce nella presa in carico e nella cura del paziente neurologico effettuando la valutazione della funzione linguistica, predisponendo un trattamento e/o fornendo indicazioni cuciti sul paziente in base a quelli che possono essere gli obiettivi raggiungibili. Rimane obiettivo primario del logopedista, inserito all’interno di un’equipe di cura, perseguire il benessere e la maggior qualità di vita possibile della persona presa in carico. Questo significa che il trattamento dovrà essere volto a ridurre, per quanto è possibile, gli effetti della disabilità e favorire il reinserimento sociale della persona. Nei quadri neurologici è molto difficile che l’unica funzione alterata sia a carico del linguaggio: spesso si osserva un’alterazione delle funzioni cognitive quali memoria, attenzione, flessibilità, pianificazione. Il logopedista, qualora formato e affiancato dallo psicologo formato in neuropsicologia, è in grado di effettuare una presa in carico che coinvolga anche la riabilitazione di queste funzioni cognitive che si trovano alla base non solo del linguaggio ma di tutte le attività svolte nella quotidianità. Infine, si occupa anche della deglutizione, altra funzione che spesso viene alterata all’interno di quadri neurologici, portando a disfagia. Sempre all’interno di un’equipe di cura, anche in questo caso, viene effettuata una valutazione funzionale della deglutizione e in seguito proposto un trattamento mirato a recuperare e/o compensare le difficoltà. Vengono così fornite indicazioni sulle migliori modalità e strategie per permettere un’alimentazione in sicurezza che rimane l’obiettivo primario della presa in carico.
È comprovato come oggi l’evoluzione della medicina e l’avanzamento delle tecniche chirurgiche abbia permesso di allungare i tempi di vita e diminuire la mortalità nelle fasi acute di malattia. Il risultato è stato l’aumento della popolazione più anziana e di conseguenza di tutte le manifestazioni legate all’invecchiamento. È stato così studiato e approfondito tale tema arrivando alla conclusione che quest’ultimo può essere, in alcuni casi, un invecchiamento di successo. Allo stesso modo le patologie legate all’invecchiamento stesso sono tante e non possono e non devono essere sottovalutate. Nasce così l’urgenza di aumentare le competenze e le conoscenze di riabilitazione cognitiva anche nella terza età: è qui che si inserisce il potenziamento cognitivo. Quest’ultimo è volto a mantenere allenate le funzioni cognitive come il linguaggio, l’attenzione, la memoria, la flessibilità e la pianificazione per quanto possibile. Tali funzioni sono alla base di tutta la nostra quotidianità: leggere, ascoltare e seguire una conversazione o un programma, uscire al mercato e via discorrendo. E così come è bene prendersi cura della mobilità e del mantenimento fisico nell’età più avanzata è bene anche mantenere attive ed allenate le funzioni cognitive per permettere una qualità di vita più alta e soddisfacente in un periodo più lungo possibile.
La tuba di Eustachio è un canale che pone in comunicazione la cassa timpanica con la rinofaringe, le cui funzioni principali riguardano la ventilazione, la difesa e il drenaggio dell’orecchio medio. Quando l’apertura di questa Tuba risulta ridotta o assente ci troviamo di fronte a disfunzioni tubariche; le cause principali possono riguardare meccanismi occlusivi o processi infiammatori nasali e rinofaringei.
Nei bambini, che risultano più predisposti rispetto ad altre fasce d’età, la disfunzionalità tubarica si manifesta con la comparsa di otiti medie catarrali croniche e/o recidivanti, le quali rappresentano la più comune patologia cronica dell’orecchio medio in età infantile.
L’accumulo di versamenti nell’orecchio medio ostacolano la trasmissione degli stimoli sonori provocando una perdita uditiva che in età evolutiva può compromettere una corretta acquisizione del linguaggio.
La valutazione iniziale delle disfunzioni tubariche è svolta dall’Otorinolaringoiatra, il quale effettua un esame dell’udito (esame audiometrico) e un esame impedenzometrico (timpanogramma e ricerca del riflesso stapediale).
L’età più indicata per iniziare il trattamento logopedico è dai 4 anni in poi. La valutazione logopedica prevede la raccolta dei dati anammnestici, la valutazione delle funzioni orali, respiratorie e linguistiche.
La terapia tubarica ha una durata indicativa di 12 sedute con cadenza settimanale, affinchè la terapia logopedica sia efficace è indispensabile la collaborazione del paziente nell’esecuzione quotidiana di esercizi che verranno insegnati dalla logopedista durante ogni seduta.
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E’ possibile effettuare nelle scuole di ogni ordine e grado delle analisi del profilo individuali che consentono alle insegnanti di avere un descrizione accurata dei bambini presenti nella sezione, da cui emergono competenze, risorse e fragilità. Questo rende più semplice e funzionale la progettazione dell’anno e la suddivisione in attività volte al recupero o al potenziamento delle abilità che necessitano maggiormente di un supporto.
I progetti vengono personalizzati a seconda della richiesta e dell’esigenza ma possono essere organizzati con uno o più di questi incontri :
- Incontro di condivisione e raccolta esigenze e necessità della scuola o della classe
- Formazione alle insegnanti
- Formazione ai genitori e incontri esplicativi del progetto e dei suoi obiettivi
- Somministrazione a livello individuale o in piccolo gruppo di screening riguardanti abilità e competenze selezionate in base all’età cronologica e alla classe frequentata
- Successivo confronto e sostegno alle insegnanti per l’individuazione di gruppi per rinforzare abilità specifiche e arricchire la programmazione
- Incontri successivi di monitoraggio e sostegno
L’analisi di profilo all’interno delle scuole non ha carattere diagnostico e può essere effettuato sia da un logopedista che da un’equipe multiprofessionale.
Il logopedista si occupa di prevenzione e formazione nelle scuole di ogni ordine e grado. Le formazioni vengono organizzate e programmate in base alle esigenze del corpo docenti e in base a queste ultime vengono effettuate solo dal logopedista o in equipe multiprofessionale. I progetti sono sempre personalizzati e possono riguardare:
- Formazione alle insegnanti di nido d’infanzia sull’importanza dei primi mille giorni e sulle strategie per sollecitare e rinforzare il linguaggio espressivo e recettivo nei bambini 0-3 anni;
- Formazione alle insegnanti di scuola d’infanzia su tematiche come ad esempio: lo sviluppo del linguaggio (giochi e attività per rinforzare le aree linguistiche); utilizzo degli albi illustrati come strumento di sviluppo del linguaggio espressivo e recettivo, ampliamento dell’inventario fonetico (quali suoni e in quali tempi devono emergere);
- Formazione alle insegnanti di scuola d’infanzia sullo sviluppo delle abilità metafonologiche e la cognizione logico-numerica: cosa e come rinforzare le abilità nell’ultimo anno di scuola d’infanzia per potenziare i prerequisiti necessari all’apprendimento della letto-scrittura;
- Formazione alle insegnanti di scuola primaria e secondaria su tematiche come ad esempio: DSA (come riconoscerli, cosa deve essere presente nella diagnosi, come leggerla e interpretare i punteggi, cosa sono le misure compensative e gli strumenti dispensativi e come inserirli o utilizzarli nel contesto scolastico), differenza tra difficoltà di apprendimento e disturbi specifici, come intervenire nel potenziamento a scuola, cosa sono le funzioni esecutive e come potenziarle; Bes e PDP.
La formazione del logopedista è inoltre rivolta anche ai genitori che hanno necessità o curiosità di approfondire tematiche quali a titolo esemplificativo: lo sviluppo del linguaggio, l’uso del ciuccio, la gestione dei compiti a casa, giochi e libri adeguati per la stimolazione degli aspetti comunicativo-linguistici.
Ogni percorso logopedico, dalle prime osservazioni al trattamento, richiede che il paziente e la sua famiglia vengano accolti con tutte le dinamiche relazionali e comunicative presenti.
Il logopedista, già dai primi anni di vita, effettua consulenze di counseling ai genitori su problematiche relative alla comunicazione e al linguaggio per consigliare modalità comunicative e tecniche efficaci da utilizzare con il proprio bambino per favorire un corretto sviluppo del linguaggio.
Il counseling è uno strumento che agevola il paziente e la sua famiglia nella comprensione del problema e nella gestione del disagio che ne consegue. Durante la consulenza il logopedista raccoglie dati ed esperienze importanti riferite dai genitori del bambino e ottiene informazioni utili per supportare la famiglia rispetto alle proprie modalità comunicative.